Il cervello apprende per paragoni.
Si capisce il caldo in relazione al freddo.
Il dolce in relazione all’amaro.
La leggerezza in relazione alla pienezza.
Il vuoto in relazione al pieno.
Il bene in relazione al male. (Yin e Yang)
Gli estremi, per loro accezione, sono due opposti che, per la nostra cultura, non sono integrabili. Insomma, esistono bianco e nero, giusto o sbagliato e così all’infinito citando ogni cosa ed il suo contrario. Fin da piccoli ci insegnano a riconoscere gli estremi e ci viene richiesta la capacità di etichettarli. Questo ci permette di crescere con certezze assolute che in adolescenza si accentuano per la necessità dell’individuo di evidenziare le proprie conoscenze e le proprie competenze.
Ma poi si cresce… e nascono i dubbi! Si scopre che non tutti etichettano allo stesso modo gli estremi, si scopre come il nero non sia giocoforza il colore del lutto o avanzare il cibo nel piatto non sia una mancanza di rispetto e così via, dagli aspetti banali a quelli più importanti. Allora ci si inizia a domandare se questo mondo così ricco di colori, di sfumature, di toni possa veramente esser ridotto in estremi e se questi ultimi siano davvero così netti. Nelle diverse culture sono presenti gli stessi estremi ma in che modo sono in correlazione tra loro? Esiste davvero una persona totalmente buona o totalmente cattiva oppure in ogni persona coesistono entrambi gli elementi? Anche nella persona molto buona vi è una vena di cattiveria e viceversa!
Vivere con i dubbi è faticoso! E’ faticoso non essere in grado di etichettare il mondo che ci circonda con le stesse certezze di quando si è giovani. E’ faticoso vivere ogni cosa come se fosse sempre nuova ma il tempo ci permette di analizzare con sguardo maturo e maggiore ingenuità nel cuore. Forse questo è uno dei modi per godere delle meravigliose sfumature della vita.
Caterina